I faggeti

il faggio

Alle altitudini superiori ci si imbatte nella fascia del faggio (foto sopra), pianta che qui è la specie forestale predominante perché ha trovato l’ambiente ecologico più confacente alle proprie esigenze; al limite inferiore confina con le pinete di laricio e spesso con l’ontano napoletano. Solo eccezionalmente, per particolari condizioni ecologiche, il faggio confina con le querce caducifoglie. In vaste zone, tra le quali ricordiamo il complesso boscato del Monte Gariglione e di Macchia dell’Orso nella Sila piccola ed il Vallone Cecita, in Sila Grande, il faggio si trova mescolato con l’abete bianco.

L’abete bianco

Troviamo l’abete bianco in gruppi più o meno estesi, soprattutto lontano dai crinali e dalle zone battute dai venti. Tale ecotipo di abete sta dimostrando una notevole resistenza alle cosiddette “piogge acide”; è per tale motivo che si hanno costanti e crescenti richieste di seme dall’estero (Germania, Austria, ecc.).
Nelle aree più riparate dai venti si nota un regresso del faggio a favore dell’abete bianco di cui si riscontra una abbondante rinnovazione naturale.

Nelle foreste del Gariglione si ha modo di ammirare alcuni plurisecolari e maestosi esemplari di abete bianco e di faggio, monumenti viventi, residui della giungla vergine o "Urwald", mai sfiorata da mano umana, ancora esistente all’inizio di questo secolo e descritta con grande ammirazione da Norman Douglas nel suo libro "Vecchia Calabria".

Altre piante

Tra le altre specie arboree ed arbustive presenti, che si riscontrano come individui singoli o a piccoli gruppi, ricordiamo il pioppo tremulo, il tiglio, l’acero napoletano, l’acero di lobel, l’acero montano, il salicone, l’agrifoglio, il ciliegio selvatico, il prugno cocumilio, il melo selvatico, il pungitopo, la sempreverde daphne laureola ed il mezereo, a foglie caduche e con bacche mortali - se ingerite; diffusa è la belladonna con bacche simili alle ciliegie, ma mortali se ingoiate, un tempo raccolte per estrarne l’atropina, un alcaloide con proprietà medicinali; rare diventano la rosa selvatica ed il biancospino.
Nel Vallone Cecita (CS) e sul Gariglione (CZ), sotto le ombrose faggete vive, su radici putrescenti, l’orchidea a nido d'uccello, pianta saprofita, che, essendo priva di clorofilla, non ha foglie verdi ed i cui fiori si fanno strada attraverso gli spessi strati di foglie in luglio-agosto.
Negli estesi e lussureggianti pascoli si ha predominanza delle graminacee sulle leguminose e sulle composite; diventano più frequenti i pascoli a potentilla e nelle zone acquitrinose si inizia un processo di torbificazione che termina con la formazione di nardo-cariceti con il nardo, la tormentilla e la luzula di Calabria.
In queste zone ad elevata umidità è facile notare gli sfagni, muschi acquatici di ambienti ad elevata acidità che hanno la capacità di assorbire più volte il loro peso in acqua, la splendida felce maschio, la viola palustre, la soldanella e la bistorta; nelle radure antropizzate e prive di ristagno di acqua si ha invece modo di riscontrare vasti insediamenti di asfodelo o porracchio, di asfodelina e, a volte, di rovo.

Nel Parco tutte le attività previste per la conservazione del bosco e la gestione delle risorse forestali devono attuare interventi che non modifichino il paesaggio e le caratteristiche fondamentali dell’ecosistema.