“In Calabria, la marcata variabilità orografica e pedoclimatica ha determinato nei sistemi forestali un’elevata diversità non solo biologica, ma anche storica e culturale, dando origine a quello che viene definito un “arcipelago forestale”.
Il Parco Nazionale della Sila comprende un ricco e variegato patrimonio forestale che è quanto oggi rimane del cosiddetto “Gran Bosco d’Italia”.
Un aspetto fondamentale per la definizione delle politiche di conservazione della biodiversità forestale riguarda la gestione delle aree forestali classificabili quali old growth forests o boschi vetusti.
Le aree forestali lasciate a libera evoluzione sono da considerarsi anche hot spot per la conservazione della biodiversità e per lo studio della dinamica naturale dei sistemi forestali. Per questo motivo il mondo scientifico riconosce la grande importanza di tutti quei lembi di foresta che per vari motivi presentano caratteri di elevata naturalità e vetustà.
Il termine foresta vetusta non ha una definizione univoca ma tutti gli autori convengono che le foreste vetuste sono caratterizzate da alberi di età elevata e/o dimensioni imponenti, da complessa articolazione strutturale, da significative quantità di necromassa in piedi o atterrata, da un livello complessivo di biodiversità molto elevato.
La definizione di foresta vetusta che viene data nel progetto “Foreste Vetuste in Italia” (Blasi et al., 2010) è la seguente: “Foreste in cui il disturbo antropico sia assente o trascurabile, caratterizzate da: una dinamica naturale che determina la presenza, al loro interno, di tutte le fasi di rigenerazione, compresa quella senescente. Tale fase è caratterizzata da individui di notevoli dimensioni ed età; presenza di legno morto (alberi morti in piedi, rami e alberi caduti a terra); una flora coerente con il contesto biogeografico caratterizzata dalla presenza di specie altamente specializzate che beneficiano del basso grado di disturbo e di specie legate ai microhabitat determinati dall’eterogeneità strutturale”.

albero - patriarchi verdi

L’individuazione, la localizzazione e la specifica conservazione dei boschi vetusti fornisce preziose indicazioni sulla dinamica di ecosistemi forestali che si sono sviluppati seguendo i fattori e gradienti naturali. Gli studi dei boschi vetusti (o con elementi di vetustà) consentono di verificare ed integrare competenze disciplinari di forestali, botanici e zoologi per la ricerca strutturale e funzionale dei sistemi biologici da una parte e la valutazione quali-quantitativa dei servizi eco sistemici dall’altra.
Il Parco Nazionale della Sila rappresenta un luogo estremamente significativo per quanto concerne i boschi vetusti in quanto famoso per le sue estese e selvagge foreste. La Sila ospita i boschi a pino calabro più importanti per estensione e caratteristiche strutturali, e la conservazione delle pinete assume notevole rilievo sia dal punto di vista ambientale e socioeconomico, sia storico e culturale. Stessa considerazione meritano le foreste di latifoglie, in particolare le faggete, spesso miste all’abete bianco, che insieme alle pinete caratterizzano la fascia montana.
Un’altra tipologia di particolare interesse conservazionistico sono le alnete che sono tra le formazioni forestali più ricche di specie.

Il bosco di Fallistro

Il Bosco di Fallistro ricade nel territorio del Comune di Spezzano della Sila (Cosenza), nella Sila Grandee nel bacino del Fiume Neto. E’ situato immediatamente a sud/ovest di Croce di Magara, a non molta distanza dalla Fontana del Signore. Altimetricamente l’area si sviluppa tra 1398 m s.l.m. nel settore orientale, in prossimità di alcuni edifici adibiti nel passato ad abitazione, e 1448 m in corrispondenza di alcune aree pianeggianti nel settore nord/occidentale, con un dislivello di 50 m. La quota media è 1420m.
La pineta vetusta è costituita da un nucleo di 35 piante di pino calabro (Pinus nigra ssp. calabrica), conetà comprese tra 350 e 400 anni, con diametri fino a 190 cm e altezze di oltre 43 m. Al di là delle dimensioni delle piante, questo sito assume grande importanza poiché su una superficie limitata si trova un numero elevato di piante di dimensioni eccezionali. Tutti i soggetti presentano caratteristiche di accentuata vetustà e alcune piante manifestano segni di evidente decadenza. Perciò c’è da aspettarsi che nel futuro qualcuno di questi alberi possa crollare sotto l’azione degli agenti atmosferici, come avvenuto nel recente passato.

L’arboreto Sbanditi

L’area ricade nel settore settentrionale della Sila Grande, in località Fossiata, nel Comune diLongobucco. Comprende la porzione di bosco che si estende intorno alla struttura di un vecchio vivaio forestale, attualmente in disuso. Tutta l’area, che si sviluppa a quote comprese tra i 1300 e 1500 m s.l.m.,è interessata dalla presenza di piante vetuste e porzioni di bosco ben strutturato e ben conservato.
Si possono distinguere differenti tipologie forestali: la pineta aperta con piante che superano i 100 anni, faggeta mista con abete e pino, e un’ampia alneta ad Alnus glutinosa. Quest’ultima è particolarmente significativa sia per estensione che per la presenza di piante vetuste. Le alnete ripariali della Sila hanno in genere estensione molto limitata e sono spesso ridotte a filari. In questo caso invece, la scarsa pendenza del corso d’acqua, ne ha provocato l’impaludamento e lo sviluppo di un’ampio bosco igrofilo,e l’assenza di disturbo ne ha favorito la naturale evoluzione.

La foresta di Gallopane - Cava dell’Orso

La foresta di Gallopane - Cava dell’Orso è parte di uno dei più estesi complessi forestali della SilaGrande, la Foresta Demaniale Sila Grande - Distretto Amministrativo di Cava Melis.
Questa porzione di bosco, che si estende ad una quota media di 1450 m s.l.m., è costituita principalmente da pino calabro che è presente con numerosi esemplari vetusti. Il faggio presenta dimensioni più contenute; solo in corrispondenza di piccoli impluvi si osservano esemplari di grandi dimensioni in buone/discrete condizioni vegetative, con la chioma molto ampia e inserita in basso, tipica delle piante cresciute in condizioni di scarsa densità. Sul versante settentrionale abbondano anche esemplari di abete bianco pluricentenari.
Complessivamente in quest’area ci sono circa 150 piante di pino laricio con caratteristiche di vetustà, distribuite in modo piuttosto irregolare su tutta la superficie. Molte presentano dimensioni elevate, hanno diametri superiori a 100 cm e altezze tra 30 e 40 m. Su un campione di 38 piante misurate, quasi il 50% supera un metro di diametro a petto d’uomo.
La vegetazione del versante settentrionale è caratterizzata dalla faggeta che forma un fitto strato arboreo da cui svettano esemplari vetusti di abete bianco e pino calabro. La presenza costante dell’abete bianco permette di riferire la faggeta all’habitat d’interesse comunitario 9220* Faggeti degli Appennini con Abies alba Miller e faggeti con Abies nebrodensis. In altre porzioni della foresta il pino tende a diventare dominante, con una struttura aperta, e sottobosco più ricco con specie tipiche della pineta.Questi aspetti sono da riferire al Hypochoerido-Pinetum calabricae e all’habitat 9530* Pinete(sub-)mediterranee di pini neri endemici.

albero gigante

La pineta di Vallone Cecita

Il bosco è situato nel vallone del Torrente Cecita, in destra idrografica del corso d’acqua, e si estende trail torrente e la strada statale n° 282 per Bocchigliero. L’area appartiene all’ampia Foresta Demaniale della Fossiata, nel settore settentrionale della Sila Grande.
La vegetazione che caratterizza il versante è costituita, prevalentemente, da pino calabro, quasi esclusivamente di origine naturale, tranne alcune piccole zone in prossimità della strada statale con una morfologia pressoché pianeggiante dove, nella seconda metà del secolo scorso, sono state fatte delle semine.
Le caratteristiche di vetustà di questo popolamento sono dovute alla presenza di piante di grandi dimensioni e di età avanzata, distribuite in modo decisamente irregolare su tutta l’area, dall’assenza di interventi di utilizzazione a partire dalla prima metà del secolo scorso e dalla presenza di dinamiche evolutive non influenzate dall’attività antropica.

La foresta del Gariglione

Il Monte Gariglione è la cima più alta della Sila Piccola, raggiungendo i 1764 m s.l.m.
La foresta del Gariglione attualmente ha una superficie di 1766 ettari e interessa prevalentemente i versanti in destra idrografica con esposizione nord del bacino del fiume Tacina e, in minor misura, quelli in sinistra idrografica del bacino del Rio Galina, un affluente del fiume Soleo.
La porzione di bosco vetusto è adiacente alla Caserma forestale di Gariglione e interessa i versanti meridionali dell’omonima vetta.
La foresta vetusta che lo ricopriva è stata una delle ultime ad essere sfruttata per la produzione delle gname e ancora nei primi del ‘900 appariva al visitatore come una foresta primigenia. Nei primi decenni del Novecento subì un'azione di disboscamento drastico da parte della So.Fo.Me. (SocietàForestale Meridionale). Nonostante ciò rimane oggi una delle foreste meglio conservate dell’altopiano silano.
L’area è caratterizzata da una foresta mista di faggio e abete inquadrabile nel Ranunculo-Fagetum, ed èricca di habitat rivulari ricchi di fitocenosi inquadrate nelle classi dei Galio-Urticetea e dei Montio-Cardaminetea, in particolare le comunità caratterizzate dalla presenza di Lereschia thomasii e Soldanella calabrella, la prima riferibile all’associazione Chrysosplenio-Lereschietum thomasii dei Galio-Urticetea, la seconda all’Adenostylo-Soldanelletum calabrellae dei Montio-Cardaminetea. Negli ambienti palustri sono presenti comuntà caratterizzate da Caltha palustris e Chaerophyllum calabrum, riferibili al Calthion. Frequentemente al faggio si trova associato l’Abete bianco (Abies alba) e l’acero di Lobelius (Acercappadocicum ssp. lobelii).

La faggeta di Monte Spinalba

Il Monte Spinalba (ca. 1700 m s.l.m.) si trova nella Sila Piccola di Catanzaro, si eleva a sud del Monte Gariglione, e rappresenta la propaggine orientale del Monte Femminamorta. La porzione più elevata (a1700 m di quota) ha una struttura relativamente pianeggiante, ed è caratterizzata da una faggeta mistaad abete bianco, ben strutturata e diversificata.
Il sottobosco è relativamente ricco di specie, se paragonato ad altre faggete silane collocate alla stessa quota, grazie probabilmente alla scarsa pendenza, che favorisce l’evoluzione di suolo profondo e organico, ma anche grazie alla scarsa utilizzazione. Abbondante è la presenza di abete bianco, con esemplari vetusti di almeno 200 anni. Nel sottobosco si rileva abbondanza di Galium odoratum, Lamiumflexuosum, Calamintha grandiflora e Ranunculus brutius, più sporadica è la presenza di Campanula trichocalycina, la cui presenza, fa riferire questa tipologia forestale al Ranunculo-Fagetum (= Campanulo-Fagetum).
La presenza costante dell’abete bianco permette di riferire l’intera area all’habitat 9220* Faggeti degli Appennini con Abies alba Miller e faggeti con Abies nebrodensis.

La faggeta di Manca del Cervo

L’area si estende nel versante settentrionale del complesso del Monte Gariglione, compresa tral’omonimo fosso e quello di Buonanotte, a ca. 1500 m di quota. Le pendenze generali dell’area non sono particolarmente elevate anche se aumentano, in modo significativo, avvicinandosi ai due fossi.
Il bosco consiste di una faggeta di 50-70 anni, in buone condizioni vegetative, con una copertura non particolarmente densa ma decisamente uniforme, in grado di impedire la presenza all’interno del bosco di una vegetazione erbacea e arbustiva diffusa. I diametri delle piante non sono particolarmente elevati, ma i fusti sono piuttosto diritti, la chioma è contenuta e raccolta in alto. Il sottobosco è decisamente scarso, così come l’accumulo di lettiera al suolo.
Ci sono piante secche in piedi, generalmente di piccole dimensioni; leggermente più abbondanti sono irami secchi al suolo di dimensioni contenute.
Il sottobosco, scarso e concentrato nelle zone dove la copertura si dirada, è costituito da alcune specietipiche delle faggete, tra le quali il caglio peloso (Galium rotundifolium ssp. hirsutum) e il geranio di San Roberto (Geranium robertianum L.).
Particolarmente significativa e la presenza di ontano napoletano (Alnus cordata), anche con esemplari notevoli, che si consocia al faggio e dà origine ad una facies particolare del Galio hirsuti-Fagetum. Lungo e linee d’impluvio l’ontano napoletano diviene dominante e compare anche Alnus glutinosa.

albero gigante

Macchia dell’Orso

La foresta di macchia dell’Orso è parte del più ampio sistema forestale del Monte Gariglione e si estende immediatamente a sud della Caserma Forestale del Gariglione.
Particolarmente interessante in quest’area è l’affioramento di bande di calcari cristallini metamorfosati, rispetto al substrato dominante costituito da un complesso igneo-metamorfico di paragneiss e scistibiotitici a grana da fine a grossolana, spesso con granati visibili a occhio nudo in associazione con rocce granitiche.
Anche in questo caso si tratta di una faggeta mista ad abete bianco, con presenza di esemplari vetusti di faggio e abete, inquadrabile nel Ranunculo brutii -Fagetum Bonin 1967 (= Campanulo-Fagetum),caratterizzato dalla presenza nel sottobosco di Galium odoratum, Calamintha grandiflora, Campanula trichocalycina.
Localmente l’abete bianco diviene dominante dando origine ad un’abetina quasi pura con sotto bosco molto povero, in cui prevalgono specie a carattere più spiccatamente sciafilo come Oxalis acetosella, Galium odoratum, Lamium flexuosum e Neottia nidus-avis. Questi aspetti possono essere riferiti all’associazione Monotropo-Abietetum apenninae Brullo, Scelsi & Spampinato 2001 tipica di versanti molto scoscesi esposti prevalentemente a settentrione, con un corteggio floristico ricco di specie nemorali ed inquadrata nel Geranio versicoloris-Fagion sylvaticae Gentile 1970.
Si segnala la presenza di Blechnum spicant, una felce circumboreale, legata agli ambienti umidi nemorali edinclusa nella lista rossa regionale. Le tipologie forestali dell’area possono essere riferite all’habitat d’interesse comunitario 9220* Faggeti degli Appennini con Abies alba Miller e faggeti con Abies nebrodensis, e, limitatamente agli aspetti a dominanza di abete bianco, all’habitat 9510*: Foreste sud-appenniniche di Abies alba.

L’abetina di Tirivolo

L’abetina è localizzata in loc. Capitano, immediatamente a sud del villaggio di Tirivolo, nel comune di Zagarise (CZ), ad una quota di ca. 1550-1600 m.
In quest’area il faggio ha valori di copertura inferiori all’abete, ma rimane sempre presente. Si segnala la presenza di Blechnum spicant e Pyrola minor, specie circumboreali, incluse entrambe nella lista rossa regionale.
Le tipologie forestali dell’area possono essere riferite all’habitat d’interesse comunitario9220* Faggeti degli Appennini con Abies alba Miller e faggeti con Abies nebrodensis, e, limitatamente agli aspetti a dominanza di abete bianco, all’habitat 9510*: Foreste sud-appenniniche di Abies alba.

La foresta di forra del Vallone Viperaro

Si tratta di un bosco di forra a prevalenza acero opalo (Acer opalus MILL.) localizzato in località Caritello– Viperaro, nel comune di Magisano (Catanzaro) e fa parte del demanio della Regione Calabria.L’altitudine è compresa tra 1150 e 1250 m, l’esposizione è prevalentemente sud/est, le pendenze el’accidentalità risultano decisamente accentuate.
Il substrato è particolarmente ricco di ciottoli di dimensioni medio-grosse, non fissati, che ricoprono la superficie del pendio rendendolo molto simile a un macereto alpino.
Le aree limitrofe meno acclivi sono state soggette a interventi di rimboschimento con pino laricio, mentre l’area in questione, probabilmente per l’elevata acclività è stata soggetta ad un minore impatto ed allo stato attuale si presenta come una foresta ricca di esemplari vetusti di Quercus petraea , Fagus sylvatica e Acer opalus ssp. obtusatum.
Il popolamento è caratterizzato prevalentemente da acero opalo di grandi dimensioni, soprattutto perquanto riguarda il diametro. I fusti sono spesso cavi, non particolarmente alti e la ramificazione iniziagià a 2-3 m dal suolo. Frequentemente hanno una forma a candelabro e presentano una chioma ampia emolto ramificata. L’età di queste piante, dedotta dal numero di anelli contenuti in carotine prelevate a1,30 m da terra, è generalmente superiore a 100 anni.”


*Il testo è tratto dal Report I Fase dello studio “Caratterizzazione e Conservazione delle Foreste Vetuste della Sila”Azione di sistema: “Costituzione della rete dei boschi vetusti dei PN dell’Appennino meridionale” - I fase – marzo2014. Responsabili scientifici - Prof. Pietro Brandmayr e Prof. Giuliano Menguzzato