Tutela della biodiversità nelle aree protette del Mediterraneo, l’Ente Parco Nazionale della Sila partecipa al seminario della Commissione Europea
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Curcio: «I nostri progetti all’insegna della sostenibilità ambientale e del rafforzamento dell’identità dell’intero territorio»
Un evento internazionale. Nella giornata di ieri, martedì 4 maggio, si è tenuto in videoconferenza l’importante seminario organizzato dalla Commissione Europea in collaborazione alle istituzioni italiane, alla Regione Calabria e all’Ente Parco Nazionale della Sila. Intitolato non a caso “The Third Natura 2000 seminar for the Mediterranean biogeographical region”, l’appuntamento virtuale è stato incentrato sui temi della tutela e salvaguardia dell’ambiente, i quali, a loro volta, sono stati declinati lungo diverse direttrici: dalle strategie europee sulla biodiversità, passando per il focus relativo a Rete Natura 2000 in Calabria, fino all’illustrazione di specie ed habitat presenti nei territori confluenti nell’area del Mediterraneo. In base a quanto previsto dal fitto programma dell’evento, la conclusione degli incontri è fissata per venerdì 7 maggio.
Ad aprire, pertanto, la prima sessione del seminario - davanti a centinaia di utenti collegati, nonché provenienti, oltre che dal nostro Paese, anche da Croazia, Francia, Belgio, Norvegia, Spagna, Cipro e Malta – il presidente dell’Ente Parco Nazionale della Sila Francesco Curcio, al quale è stato dato spazio subito dopo gli interventi degli organizzatori. «In attesa di poter ospitare funzionari e istituzioni europee nei territori dell’altopiano silano – ha detto Curcio – fornisco alcune informazioni. Il Parco Nazionale della Sila, istituito nel 2002, è il più giovane dei tre Parchi presenti in Calabria, ma, al contempo, il più storico perché comprende quei due nuclei naturali che nel 1968 formarono il Parco Nazionale della Calabria. Il nostro Parco ha poi una estensione di 74mila ettari, che ricadono nelle province di Cosenza, Catanzaro e Crotone. Grazie alle specie animali e vegetali che vi si rintracciano, rappresenta un vero e proprio hotspot di biodiversità al centro del Mediterraneo. Ricco d’acqua, data la presenza sul territorio dei laghi artificiali Arvo, Ampollino e Cecita, dai quali si ricava energia elettrica, l’altopiano – ha proseguito – nel 2014 ha ottenuto il riconoscimento UNESCO di area Mab Riserva della Biosfera. È inoltre caratterizzato da straordinarie risorse paesaggistiche, artistiche, culturali e legate alla tradizione pastorale: ciò ha permesso di collaborare con molteplici enti, associazioni e con la Regione stessa per avviare progetti volti al suo sviluppo e al turismo sostenibile. Tra questi – ha concluso – possiamo ricordare le iniziative relative alla creazione della rete sentieristica, della ciclovia dei parchi e di tutte quelle attività improntate a richiamare viaggiatori da ogni dove secondo quel tipo di turismo lento, naturalistico, esperienziale, sportivo, escursionistico e persino enogastronomico che la Sila, rafforzando sempre più la sua identità, è in grado di offrire». Alle parole del presidente del Parco Francesco Curcio, collegato dalla sede di Lorica dell’Ente, si sono tra le altre cose alternate le immagini del territorio silano: meravigliosi paesaggi, simbolo di una natura incontaminata e sempre da (ri)scoprire.
All’appuntamento di ieri, oltre a diversi rappresentanti della Regione Calabria, si è assistito all’intervento dell’assessore regionale alla Tutela dell’ambiente Sergio De Caprio, che ha dichiarato: «Per questa terra la biodiversità rappresenta una risorsa molto importante, da conservare e su cui fondare lo sviluppo sostenibile dell’intera comunità. Vogliamo costruire una politica dei cittadini, in cui le persone appartengano agli habitat naturali e non viceversa; pertanto, insieme agli altri Paesi, abbiamo un dovere importante: proprio attraverso la tutela della biodiversità, possiamo costruire un turismo naturalistico e archeologico che porti il Mediterraneo a essere il centro economico dell’Europa, il punto d’incontro delle culture di tutto il mondo e dunque di culture di difesa, protezione, pace e civiltà. La Calabria è pronta a farlo, perché ha nel cuore il rispetto della natura».